Il progetto garantisce l’assunzione a tempo indeterminato e l’alloggio in attesa di lavoro
Danilo Arcaini, Responsabile Family Care: “C’è una forte domanda di assistenza domiciliare, servono più badanti”
Spinea (VE), 9 giugno 2022 – Sono circa 200 le badanti formate dallo scorso novembre nelle aule della Scuola di formazione di Family Care, l’Agenzia per il Lavoro autorizzata dal Ministero del Lavoro a operare nel campo dell‘assistenza familiare, sia in ambito domiciliare che ospedaliero.
Di queste, più dell’85% è stata assunta con regolare contratto a tempo indeterminato. Si tratta di numeri che evidenziano la bontà di questo percorso formativo gratuito, lanciato in un momento in cui il bisogno di assistenza per gli anziani ha cominciato a sentirsi maggiormente, a seguito della fine del periodo più complicato della pandemia legato alle incertezze riorganizzative delle RSA.
Al fine di essere attrattiva per un maggior numero di badanti provenienti anche da altre Regioni d’Italia, Family Care garantisce l’assunzione a tempo indeterminato a tutti i corsisti già al termine del percorso di formazione e – ed è questa un’altra importante novità – offre loro il soggiorno durante il corso stesso e anche dopo, fino a quando i beneficiari non trovano occupazione presso una famiglia ospitante.
L’iniziativa ha inoltre l’utilità di regolarizzare gli assistenti familiari, fondamentali per il benessere della persona e della famiglia alle prese con uno o più anziani e dare loro il giusto riconoscimento, umano ed economico, allontanandoli dalle trappole del lavoro sommerso che troppo spesso condiziona in negativo il settore ed espone le famiglie italiane a molti rischi.
“Continuiamo a investire sulla formazione delle badanti” – ha dichiarato Danilo Arcaini, Responsabile di Family Care. “Abbiamo lanciato questa iniziativa a novembre e continueremo a investirci perché siamo consapevoli della grande crescita di domanda di assistenza domiciliare che si sta verificando oggi in Italia. C’è una carenza oggettiva di personale competente, formato e regolarizzato, non solo legata all’arrivo dell’estate, momento dell’anno in cui la domanda è più forte, ma anche per una necessità di assistenza domiciliare più marcato negli ultimi anni. Il settore è caratterizzato da un bisogno di assistenti familiari pari al doppio rispetto a quanti ne riusciamo a inserire nelle famiglie. Per questo motivo, abbiamo fortemente voluto creare una scuola che offrisse formazione e allo stesso tempo le condizioni per affrontare un lavoro nel rispetto della legalità o aspettarlo con la certezza di avere un alloggio. Vogliamo arrivare all’ambizioso numero di 500 badanti formate entro fine anno nella sola scuola di Spinea, elevandola a punto di riferimento nazionale per la formazione di assistenti domiciliari in Italia”.
La scuola per badanti, attivata a Spinea, ma anche a Ivrea e Torino, offre una duplice tipologia di formazione. Il corso base è funzionale all’acquisizione di tutte le competenze e le nozioni di assistenza domiciliare ad anziani e categorie fragili. Articolato su sei giorni, il modulo ha una durata di 180 ore (fino ad un massimo di 190 ore in caso di necessità di upgrade della lingua italiana) e varia su diversi argomenti chiave per svolgere al meglio il lavoro di assistenza, dalle tecniche di igiene e movimentazione, alle principali regole sulla sicurezza domestica. Il modulo avanzato è invece incentrato su specifiche competenze per figure già dotate di una conoscenza di base, con l’obiettivo di fornire un aggiornamento con particolare attenzione alla gestione di situazioni delicate dal punto di vista terapeutico (Alzheimer, semi-immobilità, demenza senile, pazienti stomatizzati, ecc).
“Le famiglie che si affidano alla figura delle badanti per l’assistenza domiciliare dei propri cari anziani” – ha aggiunto Arcaini – “finiscono per sollevare anche il sistema assistenziale italiano, prendendosi in carico nel proprio bilancio domestico una voce non indifferente e, purtroppo, fiscalmente agevolata solo in minima parte. La gestione autonoma dell’assistenza a domicilio di un proprio congiunto anziano comporta dunque un alleggerimento della gestione stessa sulle strutture pubbliche assistenziali, vale a dire un risparmio e di conseguenza un contributo importante alla tenuta del nostro sistema assistenziale, dal momento che, senza l’impegno delle famiglie, lo Stato gestirebbe una spesa di 11,6 miliardi superiore a quella attuale. Alla luce di ciò, è sempre più urgente una politica di defiscalizzazione su questa materia”.
DOMINA (Associazione Nazionale Famiglie Datori di Lavoro Domestico) ha calcolato che nel 2020 le famiglie italiane hanno speso 7,2 miliardi di euro per sostenere il lavoro domestico, solo per quel lavoro regolare (ovvero tracciabile), rilevabile cioè dai dati INPS riguardanti i 920mila lavoratori regolari: circa 5,8 miliardi di stipendio badanti e lavoratori domestici, 1,0 miliardi contributi badanti e lavoratori domestici, e 0,4 miliardi di TFR. Considerando però che il tasso di irregolarità nel lavoro domestico raggiunge il 57%, è possibile stimare in circa 15 miliardi di euro la spesa a carico delle famiglie che, direttamente o indirettamente, prendono in carico dal sistema di welfare pubblico l’onere di assistenza ad anziani e disabili.
Il contributo della componente familiare oltre a impattare in maniera positiva sul bilancio del Paese è anche la chiave per garantire quel desiderio di invecchiamento tra le mura domestiche particolarmente sentito negli ultimi anni e allo stesso tempo promosso da più parti. Tra queste, monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, favorevole a un ripensamento della presa in carico degli anziani nel nostro Paese, dando vita a una più efficace filiera che preveda un continuum assistenziale che parte dalla domiciliarità, intesa come ritessitura dei rapporti tra tutti i soggetti coinvolti.